È la vita dei battezzati perché è in forza del battesimo che si è consacrati a Dio ed è una vocazione che consiste nella donazione totale a Dio e che si evidenzia in una forma stabile di vita particolare contraddistinta dalla professione dei «consigli evangelici»: castità, povertà e obbedienza, seguiti in maniera libera e personale senza alcun obbligo di aderirvi (come ad es. i comandamenti).
Per il Legislatore i fedeli che abbracciano questa forma di vita sono «in grado di tendere alla perfezione della carità nel servizio del Regno di Dio e, divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannunciano la gloria celeste» (can. 573, §1).
I consacrati sono tali sia in forza del battesimo (come tutti i fedeli) che della professione dei consigli evangelici.
La professione dei consigli evangelici si può fare attraverso voti, promesse o sacri legami. I consigli evangelici non devono quindi essere confusi con i voti: infatti i voti, le promesse e i sacri legami giuridicamente sono un modo con cui si vivono i consigli evangelici.
Attraverso una specifica approvazione canonica, vengono riconosciute le forme stabili di vita in cui i consigli evangelici si realizzano (istituti e società).
Chi ne fa parte è titolare nell’ordinamento canonico di un complesso di diritti e doveri ed assume uno status specifico, diverso da quello degli altri battezzati, caratterizzato dalla particolare modalità della vita personale.
Tale status non è né clericale né laicale poiché può essere abbracciato sia dai chierici che dai laici.
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